Non trovo un titolo avvincente per questo pezzo

Camminando sul marciappiede nel tornare in ufficio dalla pausa pranzo, tra le auto parcheggiate in strada me n’è saltata una all’occhio: aveva un enorme adesivo sul lunotto, di quelli che evidentemente sono fatti per avvisare i tamponatori intenzionali che a bordo non ci sono solo poveri pezzi di merda disgustosi che sarebbero gli adulti, che meritano colli provati da fortissimi colpi di frusta, ma anche teneri e innocenti bambini.

Questo adesivo oltre a essere enorme era pure molto specifico, c’era il disegno di una bambina e la scritta “Chloe a bordo”.
Chloe, capito? Attenzione, tamponatore intenzionale, qui non ci sta mica una Maria Incoronata, una Concettina o una semplice Francesca. È importante sapere chi stai facendo fuori, ed è importante la grandezza dell’adesivo così che tu possa vederlo a una distanza tale da frenare ancora più in tempo rispetto a se hai davanti un’auto con dentro solo una piccola Antonella. Nella fabbrica di adesivi, il proprietario semipelato coi baffi e la punta della cravatta messa tra un’asola e l’altra nella camicia è passato davanti al reparto produzione “Adesivi Chloe”, ha visto il prototipo di adesivo “Chloe a bordo” e ha urlato «Più grande! Più grande, cazzo!».

Dev’essere prevenzione, perché se uno lo legge dopo il tamponamento e si sente in colpa, al papà e alla mamma non cambia niente, e non incide sul risarcimento dell’assicurazione. E poi tante volte dopo un urto di quelli che arrivano a ledere l’integrità fisica del bambino nel suo seggiolone l’adesivo non esiste più.

Immagino quello che ha puntato l’auto davanti a lui, che accelera per andargli addosso ma poi vede l’adesivo e inchioda «Oh cazzo, Chloe!».
È un nome che merita più rispetto, che più probabilmente vorrai non eliminare per continuare a sentirlo tra i componenti di un reality come tra gli inviati di Sky TG24, leggere nel tabellone dello staff di cardiochirurgia del Niguarda come sulla targhetta in petto alla cassiera dell’Esselunga (solo come ingegnere mi suona male: Ing. Chloe, non so).

Ma a parte queste giustificatissime motivazioni, mi ostino a cercare dei perché aggiuntivi a quest’adesivo. C’è quello paraculo, che descrive tutta la famiglia con disegni di papà coi capelli corti dritti, mamma femmina coi capelli lunghi e i [n] bambini, nel quale pur non essendoci scritto, leggi “Siamo una famiglia Pillon-approved” che può salvare gli occupanti da colpi di mitragliatore ai posti di blocco in uno scenario futuro da possibile deriva del Governo Meloni, e posso capirlo. Ma per il resto, non si rischia di apparire troppo autoreferenziali, e quindi statisticamente più antipatici? Ci sono situazioni in cui conviene di più sembrare simpatici: al semaforo, se stai antipatico a chi sta dietro non puoi permetterti manco un decimo di secondo di distrazione quando scatta il verde, ché arriva la strombazzata*. O per un’ora di coda in autostrada, devi sorbirti uno dietro che suona in continuazione ogni volta che tra la tua e la vettura davanti che avanza di pochissimo si forma una distanza superiore a 35 centimetri. Strombazzate che puoi far smettere solo se hai un aspetto minaccioso (fisicaccio o, quello che terrorizza me, arco sopracciliare pronunciato, che fa da portico degli occhi, che trasforma qualsiasi tipo di sguardo in minaccioso. Che però quasi sempre ce l’hanno quelli col fisicaccio. Forse è anch’esso un muscolo che allenano in palestra per farlo crescere) e scendi dall’auto con fare anch’esso minaccioso.

Diverso è in caso di adesivo “Cinquantenne single licenziato per giusta causa per aver cagato sull’auto del capo a bordo” (ci sarebbe da studiare un po’ la grafica del disegno per rendere l’idea di cinquantenne licenziato) oppure “Cinzia – di cui non sono sicuro essere il padre – a bordo”. Si, sono adesivi più prolissi e si rimane comunque autoreferenziali, ma con problemi umani comuni che stimolano solidarietà. Non come quelli che sottintendono “Guardate che nome fighissimo, ideato e riferito al coniuge durante la gravidanza guardando un punto lontano con sguardo e voce sentimentali abbiamo dato alla nostra preziosissima bambina”.

*Gli strombazzatori prendono in antipatia persone diverse rispetto a quelle prese in antipatia dai tamponatori seriali intenzionali.

CyberEmpathy 3000

Ho progettato e costruito un aggeggio supercibernetico che ha a che fare un po’ con la realtà virtuale. Una cabina elettorale programmabile che ricrea lo stato mentale di ogni tipo di elettore e le emozioni che spingono a un determinato modo di votare, basandosi sulle informazioni carpite dai social; basta digitare sulla tastiera esterna il potenziale candidato-beniamino del cervello elettore che si vuole vivere, aspettare il caricamento (purtroppo ci vuole un po’, ho speso tutti i fondi in display ad altissima definizione, schede grafiche potentissime e tende di velluto all’ingresso della cabina, quindi il sistema ha solo un hard disk Parallel-ATA del ’99 da 16GB con settori danneggiati) ed entrare.

Ho provato a impostare Meloni/Salvini (non c’è un’impostazione per ognuno di questi due, mi sembrava un inutile copia-incolla che avrebbe occupato solo spazio in memoria) ed è stata un’esperienza a dir poco inquietante:
appena entrato nella cabina come ospite nel cervello dell’elettore meloniano mi sono trovato la scheda elettorale tra le mani e in odorama ho sentito un forte profumo di mortadella, e infatti me ne sono trovata una fetta virtuale in mano pronta da mettere nella scheda, ma il qualunquismo è stato interrotto da altre proiezioni mentali, sulle pareti della cabina: primo piano di Gramsci che chiede quella fetta di mortadella per dividerla in parti uguali con tutto il popolo, con voce suadente seguita da risata diabolica sempre più sguaiata mentre il primo piano viene zoommato lentamente sulla bocca aperta, poi fin dentro, sulla lingua con gli spasmi da risata. Da lì, crossfader su un paesaggio completamente innevato dove appare un soldato del Regno d’Italia nell’ambito della Campagna di Russia, che cammina con fatica affondando le gambe nella neve, che cade affannato sulle ginocchia poggiandosi in avanti sulle mani stremato da freddo, fame, sete e stanchezza, e a quel punto passa il “negro di whatsapp” col suo cappello e le nike fosforescenti che gli frega il portafoglio dalla tasca posteriore e se ne va lasciando la visuale di un uomo sullo sfondo che cammina e parla al cellulare come una checca da film anni ’80, che vede il soldato per terra ed emanando dei raggi fucsia dagli occhi gli trasmette l’alone aids anni ’80. Mentre il soldato è lì che soffre ulteriormente per i dolori da aids anni ’80 e si dimena nei contorni fucsia arriva una donna che ingoia una pillola, apre le gambe e gli spara in faccia un feto abortito di due mesi e ventinove giorni, gridando di avere appena liberato l’utero e che è in affitto su Kijiji piuttosto che sull’italianissimo Subito.it. Mentre il soldato piange dall’ulteriore dolore emotivo arriva il tizio checca dei film anni ’80 che prende il feto gridando “MIO! L’HO ADOTTATO IO! È MIO” e si allontana giocando col dito sul pisellino; il regio soldato con una mano tesa verso il tizio grida disperatamente “NOOOOOO!” mentre improvvisamente il cielo si fa scuro, un fulmine produce una luce che brucia l’immagine del soldato urlante fino alla dissolvenza sul bianco dalla quale si passa all’interno della hall di un hotel di extralusso, con fattorini in divisa verde, bianca e rossa a bottoni e cordoncini dorati, personale della reception dai modi ultra-cortesi ma vestito da poveri e con una pila di bollette del gas sul tavolo che li preoccupa. Nella enorme piscina che si vede all’esterno dalle vetrate della hall c’è un gommone pieno di gente di colore che gioca, vestita elegantissima con armani e borse di Prada, ogni tanto uno cade in acqua e fa finta di annegare ma tutti ridono, si divertono e stappano Don Perignon. Nella hall cominciano a passare persone di origine africana da/per ogni direzione, chi a piedi nudi e con abiti rovinati col cartello “RESTO UMILE” appeso al collo, chi con le (sempre presenti) nike fosforescenti, canotta da basket, occhiali da sole e auricolari bluetooth, alcuni entrano in una porta che dà nell’area spa dove vi è sottofondo musicale arabo ma la cui voce nei brani è sospettosamente di Albano; seguendone uno – a torso nudo con la bandiera dell’Italia in vita a mo’ di asciugamano – che accede al bagno turco, a un certo punto la vista offuscata dal vapore trasforma tutti gli immigrati presenti in disegni di Marione/Ghisberto, con gli occhioni cattivi, l’anello al naso e il muso bianco e gonfio, se ne stanno lì con posture da maleducato, indossando le scarpe poggiate su altre panche. Uno di questi, sdraiato sulla pancia, viene massaggiato da una ragazza (l’unica carina lì dentro) che indossa una fascia tricolore, mentre urla BELA ACOLIENZA ITALIA e con le mani sfoglia banconote per un totale di trentacinque euro. La voce si sente fin fuori dall’albergo, sul retro, dove ci sono i cassonetti dell’immondizia, asfalto umido e tombini fumanti, e distrae per un secondo uno di quattro ragazzi con le magliette di Che Guevara e capelli rasta che hanno in mano ognuno una canna, una siringa d’eroina e un panino alla salamella da festa dell’unità, e che in cerchio prendono a calci una famiglia tradizionale del ceto medio lì per terra, fatta da un marito con capelli con la riga al lato brillantinati e abito con fazzoletto bianco a triangolo che esce dal taschino, assieme alla moglie coi capelli raccolti e abito lungo con grembiule da cucina, e figlia vestita come una bambolina piena di merletti, colpendoli pure con una mazza da baseball azzurra con le stelle gialle dell’Unione Europea, quando a un certo punto si apre una porta e dalla penombra arriva un vecchio vestito da medico non obiettore (con la scritta “non sono obiettore” sul camice pieno di schizzi di sangue) che cammina piano usando come bastone una bandiera dell’ANPI, raggiunge il gruppo e ordina “Può bastare. Assicuratevi solo che abbiano abortito tutti e tre e trasformateli in gay, poi dategli la tessera CGIL e lasciateli andare”. I ragazzi tolgono la coperta da un macchinario alto un metro e mezzo su un carrello, con una canna corta a diametro largo. Attivano un interruttore – il macchinario comincia a fare un rumore di quelli da computer dei film anni ’70 – dirigono il macchinario verso l’uomo della famiglia tradizionale, delle lampadine colorate che avvolgono la canna si illuminano in sequenza e nel giro di due secondi le sopracciglia dell’uomo diventano ad ali di gabbiano, mentre la bambina piange urlando “PAPÀ!” con la faccia che fa morphing verso quella di Fini e la voce che diventa quella di Bossi alla seconda sillaba.

A questo punto, terrorizzato da tutto, ho premuto il congegno col tasto rosso che avevo virtualmente in tasca e il mio assistente Goran ha avviato la procedura per farmi uscire dalla simulazione. A quel punto ho ignorato Goran che mi consigliava di lasciar perdere e riposare, ho resettato la macchina e ho impostato Letta, ma le sole immagini che venivano proiettate – sempre a 360 gradi su tutte le pareti della cabina – consistevano in gente che mi puntava il dito e rideva, qualcuno più forte, qualcuno sobbalzando con la mano davanti alla bocca chiusa, qualcun altro asciugandosi le lacrime dalle troppe risate. In mezzo c’era anche lo stesso Letta. Goran mi ha tirato di nuovo fuori quasi subito con quell’espressione del “te l’avevo detto”.

Per riprendermi un po’ dall’angoscia accumulata ho impostato ELETTORE MEDIO BERLUSCONIANO DEL 1994, e finalmente sono poi tornato fuori più allegro e spensierato: c’erano solo dei fantasmi di quelli col lenzuolo bianco e i fori agli occhi, con la parrucca bianca da magistrato inglese e il simbolo di falce e martello impresso sul lenzuolo, ma a parte queste robe che non spaventano manco più i bambini c’erano feste, limousine e caviale. Sono stato anche all’interno di una fabbrica FIAT con tutti gli operai vestiti con cappello a cilindro, frac, guanti bianchi e flute pieni di champagne a ogni postazione. Chi l’avrebe mai immaginato.

LA POSTA PSICOUBRIATICA #2

L’angolo dedicato a tutti voi amici psicopatici che avete bisogno di consigli in qualsiasi campo e che nelle classiche redazioni di trasmissioni radio, tv e web non trovate spazio perché vi scartano per il vostro status. Questo spazio è per voi, sfogatevi pure, un team di esperti in ogni campo vi saprà rispondere al meglio delle proprie possibilità, anche se i migliori esperti sono assunti e pagati dalle emittenti tradizionali e gli spazi web più famosi, i nostri sanno il fatto loro, anche se alcolisti.
Ecco le risposte alle domande pervenute questa settimana:

Ciao posta psicoubriatica, Sono Mariaelenangelannagata (si pronuncia con l’accento sulla prima a) e ho 26 anni, ieri ho conosciuto un ragazzo che vuole uscire con me, io non mi fido della gente nuova perché ho sempre paura di venire drogata e di svegliarmi senza i molari. Io ho paura che mi rubino i molari, come faccio a cominciare a fidarmi delle persone nuove dopo che il mio ex si è rubato due miei molari che recentemente ho visto in bocca alla sua attuale ragazza?

Ciao Mariaeglienancelannnnn eccetera eccetera! La paura di essere drogati ce l’hanno tutti, è una paura primordiale che ci hanno pure i bambini neonati che ci hanno. Hai mai provato ad avvicinarti a un neonato con un grammo di cocaina purissima? Piange. EEEH se piange lui! E non ha i molari, ha solo i denti rossi morbidi. Pecché se ti drogano poi boh, e non si sa. Ti drogano, e poi boh. E quindi hai paura e su questo siamo d’accordo. Spetta un attimo, cosa volevo dire? Ah, io lo so come puoi fare a fidarti. Mettiti con un dentista. I dentisti sono ricchi, possono darti una vita agiata e piena di molari. Perché loro sono pieni di molari, e perché mai un dentista dovrebbe rubare i tuoi? Al massimo te ne può dare di altri, puoi avere una bocca solo di molari, pure davanpfhfhfhfh ahahahahah.

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Ciao esperti della posta psicoubriatica, sono Flora. L’anno scorso ho ucciso il mio collega che quando mi chiamava, in ufficio, diceva sempre spiritosamente “dov’è Fauna?”. Una sera durante la mia solita preghiera a Nostro Signore ho chiesto cosa potevo fare per farlo smettere. Lui mi ha parlato, mi ha detto di andare da Lukyan, all’angolo tra via Foligno e via Togliatti, mi avrebbe procurato un’arma da fuoco, e poi di andare a casa del mio collega, svegliare sua moglie e sua figlia di 4 anni e far vedere loro mentre lo avrei ammazzato. Stavo andando mentre ho sentito “aspetta!”, era San Francesco, che poi s’è rivolto a Dio dicendo “ma Lukyan non sta più lì, non ricordi? Avevi fatto ammalare sua madre di alzheimer e ora lui s’è trasferito da lei per curarla, credo in via Liguria” e Dio “ah giusto, giusto, vai in via Liguria”. La mia domanda è: Lukyan è un nome russo, vero? E perché quando ci sono andata parlava con accento umbro? C’entra col fatto che San Francesco lo conosce? E col fatto che riusciva a parlare con gli animali? Anche gli uccelli che parlavano con San Francesco diventavano con l’accento umbro?

Sciao Flora, dov’è Fa… SCHERZO AHAH. La tua è una domanda d’vvero banale. Ma d’vvero eh! Pecché uno con un nome russo d’vrebbe parlare umbro? Invece pecché non dovrebbe dico io! Tutti quelli dal nome strano parlano umbro. TUTTI! OCCHÈI? Ora prendimi le ciabatte.

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Ciao ragazzi, sono Filippo, intanto complimenti per la rubrica. La mia domanda ha a che fare con un mistero: mi dà fastidio la polvere ma proprio alla vista. Sulla mia autoradio nera appena ne cade un granello devo subito toglierlo ma nel toccare la radio tocco sempre qualche tasto e anche se lo sfioro la radio si sintonizza su Radio Maria. E poi è difficile ritrovare una frequenza dove non si senta Radio Maria. Come posso fare?

No ‘spetta ‘spetta ‘spetta ‘spett… mia moglie si chiama Maria e parla sempre in continuazione, e parla e parla lei, infatti io la chiamo Radio Maria. Come fai a conoscere mia moglie? Cosa c’entra lei in questa storia? Ti scopi mia moglie? Ti shpacco la faccia eh! Ti shpacco la faccia! Vieni qui! Vieni qui! Vengo lì?

L’Invendore #13 (Speciale Covid19)

La fiera mondiale dell’invenzione invendibile non ha avuto luogo causa disposizioni in materia di protezione da nuovo coronavirus ma i prodotti sono stati comunque esposti sulla piattaforma web raggiungibile all’indirizzo http://www.colristorosaremoricchi.nn. Vediamone alcune descrizioni:

  • Mascherina per negazionisti: è una mascherina FFP2 con la scritta “IL COVID NON ESISTE!”
  • Gel igienizzante con colorante permanente rosso sangue: così da rendere evidente che ci si è igienizzati le mani e instillare maggior fiducia in chi ci si imbatte
  • Tampone per ansiosi: dà sempre risultato negativo e contribuisce a far cambiare colore alla tua regione
  • Pre-vaccino: è una soluzione iniettabile che installa una grave patologia respiratoria che darà diritto di precedenza all’accesso del futuro vaccino anti-Covid
  • Panettone/pandoro in confezione mono-fetta: accompagnata dalla lattina di Brachetto da 33cl, per un Natale/Capodanno a norma di DPCM
  • Fazzoletto imbevuto di cloroformio con gli elastici per le orecchie: dotato di protezione FFP2 per continuare l’hobby del rapitore seriale preservando la vittima dall’infezione da Coronavirus
  • Sci a rotelle: non potendo andare in montagna, è possibile sciare attorno al proprio isolato
  • Orsacchiotto virologo: idea regalo per bambini, premi il pancino e dice sempre una cosa diversa con una voce diversa (caricate 48 voci di virologi famosi)
  • Mano multiuso: è una variazione del bastone con manina grattaschiena, per tornare alle calorose strette di mano, o alle palpatine moleste anonime in metro, preservando la distanza come dovrebbe fare ogni persona educata
  • Video di una scuola elementare all’ora di uscita: filmata dal marciapiede di fronte, per pedofili in crisi nostalgiche
  • Cartellone da manifestazione con alibi: è un normale cartellone con bastone per portarlo in alto scrivendoci slogan a scelta ma costa 70mila euro. Accompagnato da regolare fattura, per negozianti in protesta contro i DPCM che vogliono dimostrare quanto siano economicamente duri per loro i periodi di chiusura forzata
  • Autocertificazione: non è un’invenzione nuova ma un supporto dove annotarne le migliori.

L’invendore #12

Grandiose novità quelle annunciate al tinello delle invenzioni invendute 2019 tenutosi nella inventata località di Isernia nel Molise. Eccovene elencate alcune:

Specchio da scale: con un comodo supporto da busto per tenerlo a poche decine di centimetri di fronte mentre salite le scale del vostro palazzo, per non rinunciare a quella comodità offerta dall’ascensore anche laddove non fosse presente o fosse temporaneamente non funzionante

L’introduttore: è l’esatto contrario dell’estrattore di succhi e va tenuto di fianco. Capita sempre di fare un succo misto di mela, banana, spinaci, finocchio, sedano, fragole, kiwi e poi pentirsene; questo aggeggio inverte il processo e rimette il succo nella polpa ricomponendo tutto

Sigaretta elettronica senza batteria: con attacco alla 220V

Reddito di Esistenza: più inclusivo del Reddito di Cittadinanza (Attenzione, se esisti troppo non hai diritto al reddito)

Molarifricio: più specifico del dentifricio

Tastiera wireless utilizzabile anche a 250mt dal proprio computer

Portasmartphone definitivo da auto: si aggancia contemporaneamente al parabrezza, alle alette delle prese d’aria, allo specchietto retrovisore, al cruscotto tramite adesivo, al cambio, allo sterzo, a conducente e passeggero, alla fessura del lettore cd e al radiatore ma senza attaccarsi al lavoro del tuo dentista. Attenzione, anche un solo aggancio mancante tra quelli elencati potrebbe renderlo instabile

Minibot: un mezzo per salvare uno Stato dal debito pubblico.

La natura è una cosa seria

L’ecosistema della zona in cui abitiamo è tra i più vivibili, mi viene in mente ogni giorno, pensando a quanto siamo fortunati: i nostri tram generalmente non attaccano l’uomo, se non provocati. Sono vegetariani. Ma so che, per dire, in Australia – dove per ogni animale della terra c’è la razza più pericolosa e raccapricciante – vivono tram che attaccano le auto. In un documentario ho visto un tram appostarsi dietro un incrocio, riparato da una siepe, e avventarsi su di uno scooter fagocitandolo in pochi minuti. Immaginate se dovesse succedere quanto già avvenuto con altri animali esotici, che arrivino in italia uova di tram australiano nei ristagni di acqua all’interno dei copertoni trasportati con le navi intercontinentali.

L’invendore estate 2018 (#11)

L’innovazione della vacanza è una priorità assoluta nel mondo della ricerca, per questo la facoltà di scienze delle ferie estive dell’università di Lavestrico lavora a pieno regime per migliorare la qualità del nostro fare niente, presentando ogni anno numerose invenzioni. Quest’anno sopra tutte le seguenti:

  • Racchettoni da spiaggia magnetici, con pallina metallica e guidata da sensore gps. Per superare le classiche due battute (una a testa) e non rompere le scatole a me che come sempre mi trovo a passare dietro uno dei due giocatori beccandomi la pallina sulla tempia che cazzo però
  • Fischietto a ultrasuoni: per infastidire e allontanare gli animatori che puntualmente ogni mattina vengono a svegliarti dal lettino scientificamente posizionato sotto l’ombra diametro 43cm proiettata dell’ombrellone per cercare di trascinarti sotto sole e 48° e su sabbia rovente per il torneo di bocce.
  • Sacchetto riscalda-testicoli in materiale da muta da sub. Per ridurre l’impatto traumatico durante l’ingresso in acqua maschile, spesso causa di atteggiamenti poco virili, e dare l’idea di essere uomini duri.
  • Trappole sotto sabbia per bambini molesti. Circonda il perimetro della temporanea proprietà balneare con un numero sufficiente di queste tagliole e non avrai più il fastidioso problema di bambini che passano correndo bagnandoti e riempiendoti di sabbia mentre sei steso sul lettino a cercare relax. Una nuova funzione, una volta scattata la trappola, scava più a fondo di circa 126cm trascinando la preda sotto terra in soli 0,21 secondi, per ridurre al minimo il rumore dato dall’urlo da panico. Disponibile anche in versione adatta a minchioni di mezza età troppo entusiasti per curarsi del rispetto verso altri.
  • Pinne da corsa molesta su sabbia: se per te lo spasso è correre in mezzo agli ombrelloni sollevando sabbia in faccia agli spiaggianti stesi per abbronzarsi o riposare, se no per te non sono vacanze, ecco un prodotto che potenzierà il passo aumentando la capacità di sabbia proiettabile.
  • Auricolari sopportatori: trasformano la musica latinoamericana sparata tutto il giorno in spiaggia in piacevole smooth-jazz nelle tue orecchie, e commutano la voce squillante degli animatori in quella di Giorgio Albertazzi. La voce delle animatrici in quella di Moana Pozzi. Attenzione: esiste il serio pericolo di farsi convincere dalle tonalità carismatiche a partecipare ad attività da cerebrolesi.
  • Coltellino svizzero estivo: con coltello, cavatappi, forbicetta, tagliaunghie, ombrellone e due sdraio
  • Maschera subacquea con baffi finti. Per fare snorkeling preservando l’anonimato
  • Vestito nero elegante in tessuto impermeabile con giacca, cravatta, mocassini e garofano nel taschino della giacca. Per fare il morto in maniera coerente

Cit Parade #6

  1. La cosa più preziosa che puoi fare è un errore: non imparerassi nulla dall’essere perfetto.
    (Elon Musk)
  2. Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma poi col matrimonio…
    (Nelson Mandela)
  3. Sì, certo che ho provato a farmi crescere i baffi però mi dicevano che mi fanno la faccia cattiva. (Dante a Virgilio, discorsi inediti del durante il cammino)
  4. Mi scusi lei, dovrebbe spostare la caravella, non ha visto che quello è l’attracco per i disabili? Ma da dove venite? (Il primo indigeno incontrato da Cristoforo Colombo)
  5. Approfitta subito, ai primi mille spedizione gratuita. (mail spam del 1860 inviata da Garibaldi)

Crossover The Borders

La fase R.E.M. è la parte meno noiosa del sonno. Gli occhi cominciano a muoversi rapidamente, mentre il cervello comincia ad elaborare e processare quanto avvenuto nella giornata. Da queste complesse operazioni scaturisce il sogno: è prassi che le cose che ci hanno colpito di più durante il giorno diventino parti della sceneggiatura.

Un consiglio: siate responsabili, cercate di costruirvi la trama dei vostri sogni come si deve, non fate come me. Siate protagonisti della vostra immaginazione involontaria. Stavo guardando Presa Diretta – c’era un servizio sui Centri di permanenza per immigrati – però mi interessava anche “Animali assassini” su National Geographic, così cambiavo su National Geographic quando c’era la pubblicità su Rai Tre e viceversa.

Poi sono andato a letto, ed evidentemente nella fase pre-R.E.M. i neuroni addetti al montaggio video hanno fatto casino, perché ne è uscito un sogno che dovrebbe essere mostrato nelle scuole per spaventare i bambini educandoli ad uno zapping responsabile.

Il sogno comincia con un sottofondo di violoncello e in sovraimpressione il titolo “Animali Clandestini”, su immagini di uno stormo di uccelli al tramonto.

Intervista davanti all’ingresso di un bar al Commissario Rex che abbaia in tedesco ma intanto c’è una voce sovrapposta che traduce in italiano:

“È una questione di opportunità: io sono stato fortunato, sono arrivato in Austria con la mia famiglia quando ero cucciolo. Siamo di origine pakistana, a dispetto della razza. Mio padre – saluta un passante, con sorriso ammiccante – mio padre raccoglieva palline da tennis in casa di un produttore televisivo, ed ecco che da cosa nasce cosa e poi insomma…”.

[inquadrature del retro di una tenda da circo, roulotte e gabbie – flauto de “C’era una volta in America”]

Voce narrante di Riccardo Iacona: “Ma non tutti sono così fortunati da trovare lavoro nello show business, o per lo meno non in quello che gode della luce dei riflettori”.

[intervista ad un babbuino che fuma con un gomito poggiato su un barile. Sullo sfondo, sfocate, gabbie di varie dimensioni]

“Diciamo poteva andare peggio – gira la testa a sinistra e guarda un punto lontano indefinito – ma anche meglio, dai. Mio fratello, lui arrivato qui l’anno scorso e sistemato in uno zoo, lui ha posto fisso”

Inviata: “Cosa pensava di trovare lasciando la sua terra per l’Italia?”

Babbuino – gira la testa, sguardo in camera: “Lo zoo Safari. (pausa, sguardo fisso) …Vita tranquilla e tergicristalli gratis”

[Immagini di strade di campagna – volpe lontana che attraversa e si ferma, sguardo verso la telecamera, una zampa alzata] Voce fuori campo di Iacona: “Una cosa è certa, quelli che migrano sulla terra ferma sono molto più rari di quello che sembra. Arrivando da terra, una volta alla dogana dovrebbero dare troppe spiegazioni” [panoramica del varco di frontiera. In lontananza finanziere in piedi tiene in mano dei documenti di identità aperti davanti ad un lupo che parla gesticolando nervosamente].

Cavallo intervistato al mercato ortofrutticolo: “E poi, rendiamoci conto. –si avvicina alla camera- Noi siamo CA-VAL-CABILI! – si gira come a fingere di andarsene, poi si rigira – Se qualcuno ti vede la prima cosa che fa è saltare in groppa e chiedere di essere accompagnato da qualche parte. Una migrazione è un sacco di strada, tocca dare un sacco di passaggi… he-he cumpà, che ti credi?” – si sposta a ¾ come a fingere di andarsene, poi si rigira un po’ oscillando lo zoccolo alla ‘che t’o dico a ffà’.

[Inquadratura di uno stormo di rondini – intro musicale Goran Bregović – Hop, hop, hop] Fuori campo di Iacona: “I numeri fuori controllo vengono dal cielo e dal mare. Perché sì, il fenomeno della migrazione riguarda soprattutto uccelli e pesci”.

[Primo piano: gatta con divisa da funzionaria di polizia, seduta nel suo ufficio, dal basso della telecamera posizionata su scrivania – sullo sfondo quadri che ritraggono gomitoli, uno in stile Salvador Dalì. Parla ruotando una penna tra le dita, che ogni tanto cade sul tavolo e ferma con un colpo lesto di zampa sopra. Testo in sottopancia “Vice Questore Aggiunto Camilla Canuti – Polizia di Frontiera] “Per ogni scoiattolo che fermiamo a Luino ci sono 800 rondini che sorvolano il Mediterraneo; arrivano in massa, ognuna di esse ha la necessità di portarsi dietro moglie e figli, a differenza del cormorano che manda i vermi catturati alla sua famiglia rimasta nella terra d’origine. [stacco su filmato di un punto Westworm Union e cormorani che entrano ed escono – stacco di nuovo sulla dott.ssa Canuti] Ciò crea un disagio sociale più importante”.

Passero che sta rientrando al suo nido con sua moglie e le buste della Conad, raggiunto dalla giornalista. Lui di spalle gira la testa:

“È una vergogna, lo Stato se ne frega. Noi passeri italiani siamo costretti a lasciare i nostri pulcini a pagamento al nido privato perché quello statale è pieno di figli di rondini” – moglie (più distante, audio più lontano) “Ci sono già pochi insetti per gli italiani. Quegli uccelli non li vogliamo”. – uomo anziano lontano urla verso la telecamera “Vengono a stuprare le uccelle nostre!”.

Fine servizio, linea allo studio dove Iacona cammina con i soliti fogli in mano, ma quando comincia a parlare viene sovrastato dalla voce fuori campo dei documentari di National Geografic: “Tra le luci teuladesi si muove il reportero drammaticalis. Si fa largo tra i palinsesti nella stagione invernale e va in letargo d’estate. Un passo dietro nell’evoluzione però non gli consente di fare provviste di audience al pari dei suoi rivali muniti di servizi sulle anatre delinquenti e cacciatori eroi”.

Storielle del doposesso #3 [Status Quo]

Scenografia: tavolino con due sedie, centrotavola con piccolo portafiori.

Lui entra in stanza piano piano, in canotta e mutande bianche, con versi di sofferenza. Sposta la sedia e si siede lentamente. Poggia i gomiti sul tavolo e si mette le mani in faccia, ma appena le mani toccano il viso lei lo chiama dall’altra stanza:

LEI – Astolfo!

LUI – Eh! [scatta]

LEI – Me le prendi le mutandine?

LUI – Ma sono lì, vicino a te

LEI – Dai, non ci arrivo col braccio

LUI – Ma io sono a chilometri da lì, tu devi solo muovere un po’ di più il torace e allungare il braccio

LEI – E dai, perfavore

LUI – Uffh!

Lui si rialza faticosamente, lentamente e tutto dolorante torna di là uscendo dalla stanza e dall’inquadratura.

[solo voci dall’altra stanza]

LUI – tieni

LEI – grazie amore

lui torna sempre lento e dolorante, si risiede con le stesse mosse di prima e nuovamente, quando sta raggiungendo la stessa posizione ed il sedere sta per toccare la sedia

LEI – Astolfo!

LUI – Oh

LEI – La maglietta

LUI – Beh?

LEI – Non la trovo

LUI – Ma guarda bene, dev’essere lì

LEI – Non la vedo. Dai me la cerchi?

LUI – Sei una rompicoglioni

Si rialza e torna lentamente da lei. Appena lui scompare dall’inquadratura, lei

LEI – ah eccola, era sotto di me

lui torna smorfieggiando e con un borbottare incazzoso. Appena si siede arriva lei, in maglietta intima e mutande.

LUI – Ma… se dovevi alzarti perché hai rotto le palle a me per raccoglierti le cose?

LEI – Quanto sei cafone. Sei sempre cafone, dopo. Ti lamenti ché ti faccio alzare, e invece tutto quello che devo sollevare io prima, dove lo mettiamo?

LUI – Se non lo sollevi non lo puoi mettere proprio da nessuna parte

LEI – Wow, che battute sottili e doppi sensi originali. Hai rivisto Pierino contro tutti? Hai pure comprato il blue ray

LUI – Hai cominciato tu. E comunque lo sai, lui fatica a collaborare perché ormai non ci sono più emozioni nuove, è la solita routine. Non c’è più brivido, siamo diventati abitudinari

LEI – Non è un buon motivo per farmi rovinare il tunnel carpale

LUI – Dai, che anche tu non hai più la lubrificazione una volta. Certe volte mi sembra di metterlo nel salvatelecomando meliconi.

LEI – Questo perché ti ostini a farlo senza preliminari. Cioè, mentre io te li faccio tu te ne stai lì a guardare porno sul telefonino

LUI – Guardo il video che ti avevo fatto tempo fa mentre mi facevi un pompino, per eccitarmi

LEI – avresti dovuto cancellarlo subito dopo. Sono cose da non tenere, potrebbe guardarlo qualcun altro. Adesso lo cancelli. Vero che lo cancelli ora?

LUI – Col cavolo. Cosa farò un giorno in ospizio quando tu non ci sarai più? Non vuoi che abbia un tuo ricordo, o facciamo vincere l’alzheimer? Vuoi che vinca l’alzheimer? Dillo

LEI – Ad ogni modo ti stavo dicendo che anche la micetta dev’essere stimolata prima della penetrazione

LUI – Quante volte dobbiamo parlarne, sto scomodo con il collo. E soffro di cervicalgia. Poi dopo vedo i puntini.

LEI – Allora invece del Viagra dovresti prenderti l’Aulin

LUI – [sguardo di sfida] Forse lo farò.

LEI – Bene, così la smetti anche di lamentarti per i dolori articolari quando proviamo posizioni nuove

LUI – Ma hai fatto i conti con gli effetti collaterali? Potresti guadagnare il cunnilingus, ma con secchezza delle fauci. Poi sembra che ti stia leccando una felpa – poggia i gomiti sul tavolo e congiunge le mani, si inarca verso di lei come a cominciare un ragionamento pacato –  E a proposito, grazie per aver introdotto l’argomento: secondo me questa posizione dello spaccatrattore che mi fai fare da tre giorni, non è proprio adatta per il corpo umano.

LEI – Ma se urlavi di goduria ad ogni spinta

LUI – Ti sembravano urla di goduria? Hai mai sentito espressioni goduriali da sesso che includono “Ahia mortacci tua vaffanculo” o “Put**na*za di quella mad***na tr*ia”? Ad ogni modo se ti piace tanto possiamo farlo ancora, credo altre 4 volte, a far due conti sul numero di legamenti che mi sono rimasti.

LEI – Ecco, vedi? Con te non si può uscire dallo standard. Poi ti lamenti che non c’è brivido

LUI – Con brivido non avevo capito s’intendeva di brivido tipo Hostel…

Arriva un tizio con camicia e grembiule da barista che indica la coppia a due carabinieri con lui. Il tizio è il gestore del bar-tavola fredda.

BARISTA – Eccoli, sono ancora loro. Non so più cosa fare. Ogni giorno è così, davanti a tutta la clientela. E non vi dico quel tavolino basso di là nella saletta aperitivo come l’hanno combinato, ormai lo devo buttare. E disinfettare tutto con le fiamme.

Arriva una mamma col suo bimbo, mentre gli sta mettendo la giacchetta gli tiene una mano sugli occhi e si rivolge a loro

M – Dovreste solo vergognarvi, stronzi pervertiti, è la prima ed ultima volta che metto piede in questo locale!

Mentre vanno via, il bimbo

B – Mamma ci riveniamo l’ennesima volta, domani?

LUI – [mentre i carabinieri lo stanno ammanettando, verso il gestore] Non basta la sciatalgia che mi hai fatto venire con gli spifferi che arrivano da quella porta che si apre e chiude in continuazione, pure questa figura di merda davanti a tutti.

LEI – [malinconica] che palle di vita, ogni giorno la stessa scena. Cambiano solo le facce dei carabinieri.